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Nel 2012 i detenuti-attori della Compagnia, 
guidati da Fabio Cavalli, hanno accettato la sfida lanciata dai fratelli 
Taviani: portare al cinema il Giulio Cesare di Shakespeare. Così è 
nato il film Cesare deve morire, co-prodotto dal Centro Studi 
Enrico Maria Salerno, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale, che ha 
proiettato l’esperienza di Rebibbia a livello internazionale. 
  
Viaggio all’isola di Sakhalin 
si ispira all’esperienza che Anton Cechov – 
nell’esercizio della sua professione di medico – fece alla fine dell’’800 
visitando l’Isola-Prigione all’estremo oriente della Russia. Allo sconvolgente 
reportage cechoviano sulle condizioni di detenzione, si intreccia il racconto di 
una delle più sorprendenti esperienze dello scienziato cognitivo Oliver Sacks. 
Nell’ “isola dei senza colore” Sacks incontra uomini e donne che l’isolamento ha 
reso ciechi ai colori – “acromatopsia” è il nome scientifico della malattia 
diffusa da un gene misterioso. Lo spettacolo intreccia dramma e commedia, 
seguendo la traccia del medico che prova a sconfiggere, con la passione dello 
scienziato-missionario, quel male terribile che è la “cecità degli affetti”: il 
male che colpisce in ogni tempo, luogo e condizione, coloro che vivono reclusi e 
privati delle fondamentali relazioni umane e affettive. 
Scrive Cechov: “Io sono profondamente 
convinto che tra cinquanta o cento anni si guarderà alla pena dell’ergastolo con 
la stessa perplessità e imbarazzo con cui oggi guardiamo all’applicazione della 
tortura … Per cambiare questa eterna prigionia con qualcosa di più razionale e 
rispondente a giustizia, ci mancano ancora le conoscenze, l’esperienza, il 
coraggio …”.   
                                                                                         
            I 
detenuti – attori della Compagnia del carcere romano di Rebibbia N.C. lasciano 
il teatro del penitenziario per debuttare sulle tavole di un palcoscenico 
“libero”: quello dell’Argentina. 
            L’evento è di straordinaria rilevanza 
etica e artistica. E’ un premio straordinario per l’impegno e la serietà del 
lavoro dei detenuti – attori, per l’eccellenza artistica raggiunta dal Teatro di 
Rebibbia, per lo sforzo organizzativo congiunto del  Teatro di Roma e del 
Centro Studi Enrico Maria Salerno.  
            La Direzione di Rebibbia N.C., il 
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la Magistratura di 
Sorveglianza operano con straordinaria determinazione per il realizzarsi 
dell’evento. Il Corpo della Polizia Penitenziaria offre come sempre una 
eccezionale prova di disponibilità nel fornire ogni garanzia al più sereno 
svolgimento della manifestazione.  
La Fondazione Roma-Arte-Musei è 
main sponsor dell’evento e sostiene il progetto Teatro Libero di Rebibbia. 
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